Giovedi 23 febbraio 2017 inaugura preso il Museo Pinacoteca di San Francesco a San Marino, la
mostra fotografica LUCI DELL’EST- Genuinità della terra romena di Dorin Mihai a cura di Istituti Culturali Musei di Stato, con il patrocinio di Segreteria di Stato Instruzione e Cultura, Segreteria di Stato Affari Esteri e Politici e il Consolato Onorario di Romania nella Repubblica di San Marino, a cura di Associazione Culturale Alter.NATIVA. Foto Alexandru Leteanu
Raccontare la Romania paesaggistica e rurale, al di là della cronaca, è stata anche questa la motivazione che ha mosso Dorin Mihai, che per tre anni ha percorso, in gran parte, tutte le zone di questo Paese ancora poco conosciuto nella sua anima antica. I colori, i ritmi e le consuetudini del villaggio romeno, così identitari e patrimoni di cultura materiale e immateriale, diventano metodo di conoscenza e immagine di gente e luoghi, fra solitudini e speranze. Dalle foreste agli insediamenti dei pescatori sul delta del Danubio, fino alla regione montana del Muramures, a nord del paese, con le sue caratteristiche chiese in legno, la percezione del villaggio romeno come qualcosa che ”si integra in un destino cosmico, un cammino di vita totalitaria oltre il quale non esiste più niente”, come ebbe a dire il filosofo romeno Lucian Blaga, nel suo discorso del 1938, “Elogio del villaggio romeno”. L’elemento dominante della mostra è l’inclinazione rurale riportata nelle immagini presentate, dimostrandosi quindi un ottima occasione di approfondimento di questa cultura.
“Il popolo romeno, curiosamente, è il popolo più fatalista del mondo. Quando ero giovane mi indignava quel ricorrere a concetti metafisici dubbi – come il destino, la fatalità per spiegare il mondo. Ed ecco che, ora, più invecchio più mi sento vicino alle mie origini. Oggi come oggi dovrei sentirmi europeo, occidentale; ma non è affatto così. Dopo una esistenza durante la quale ho conosciuto molti Paesi e letto molti libri, sono giunto alla conclusione che era il contadino romeno ad avere ragione. Quel contadino che non crede in niente e pensa che l’uomo sia perduto, irrimediabilmente perduto, quel contadino che si sente schiacciato dalla storia. Questa ideologia da vittima è anche la mia concezione attuale, la mia filosofia della storia. In sostanza, tutta la mia formazione intellettuale non mi è servita a nulla!
Emil Cioran